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Psicografia

Psicografia


Psicografia la medianità tramite la scrittura automatica e ispirata


Psicografia: (dal gr. psykè, anima e gràpho scrivo) trasmissione del pensiero degli spiriti a mezzo della scrittura, per le mani dei medium. Nel medium scrivente la mano è lo strumento, ma la sua anima o lo spirito incarnato in lui è l'intermediario o l'interprete dello spirito estraneo che si manifesta; mentre nella Pneumatografia è lo spirito estraneo che si manifesta e scrive senza intermediari.

La medianità:
La medianità è l'insieme delle facoltà che permettono all'essere umano di comunicare con il mondo invisibile.

Sui medium:
Qualunque persona che risenta, a qualsiasi grado, l’influenza degli spiriti, è per questo motivo un medium.
Questa facoltà è inerente all’uomo, e per conseguenza non è privilegio esclusivo; così vi sono poche persone presso le quali non se ne trovi qualche traccia.
Si può dunque dire che tutti, chi più chi meno, sono medium.
Tuttavia, nell’uso questa qualificazione si applica soltanto a quelli la cui facoltà medianica è nettamente caratterizzata e si traduce con effetti palesi di una certa intensità, ciò che allora dipende da un’organizzazione più o meno sensitiva.
Conviene inoltre notare che questa facoltà non si svela presso tutti nella medesima maniera; i medium hanno generalmente un’attitudine speciale per l’uno e per l’altro ordine di fenomeni, il che costituisce altrettante varietà quante sono le sorte di manifestazioni.
I principali sono: I medium ad effetti fisici, i medium sensitivi, auditivi, parlanti, veggenti, sonnambuli, guaritori, pneumatografi, scriventi o psicografici.

Sulla psicografia:
Di tutti i mezzi di comunicazione, la psicografia o la scrittura manuale è il più semplice, il più comodo e soprattutto il più completo.
Tutti gli sforzi devono tendere verso questo mezzo, poiché esso permette di stabilire con gli spiriti relazioni altrettanto continuate e regolari quanto lo sono quelle che esistono tra di noi.
Conviene attenervisi, tanto più perché è il mezzo con il quale gli spiriti rivelano meglio la loro natura ed il grado della loro perfezione o della loro inferiorità.
Per la facilità che hanno di esprimersi con questo mezzo, essi ci fanno conoscere i loro pensieri intimi e ci mettono così in grado di giudicarli e di apprezzarli secondo il loro valore.
La facoltà di scrivere, per un medium, è inoltre quella che è più suscettibile di svilupparsi con l’esercizio.
La scienza spiritista ha progredito come tutte le altre e più rapidamente delle altre, poiché appena qualche anno ci separa da questi mezzi primitivi ed incompiuti che comunemente si chiamavano le tavole parlanti, e si è ormai giunti a poter comunicare con gli spiriti tanto facilmente e tanto rapidamente quanto gli uomini possono fare tra di loro, e ciò con gli stessi mezzi: la scrittura e la parola.
La scrittura ha soprattutto il vantaggio di attestare più materialmente l’intervento di una potenza occulta, e di lasciare tracce che possono essere da noi conservate, come si usa per la nostra comune corrispondenza.
Il primo mezzo impiegato fu quello delle tavolette e dei canestrini muniti di matita.
Ecco qual è la loro disposizione.

Psicografia cronologia storica:
Abbiamo detto che una persona dotata di un’attitudine speciale può imprimere un movimento di rotazione ad una tavola, oppure ad un oggetto qualunque; prendiamo, invece d’una tavola, un cestino di quindici o venti centimetri di diametro (sia esso in legno od in vimini, poco importa, la sostanza è indifferente).
Se ora, attraverso il fondo di questo canestrino si fa passare una matita solidamente attaccato, la punta all’infuori ed in basso, e si mantenga il tutto in equilibrio sulla punta del lapis, collocate, esso stesso sopra un foglio di carta, ponendo le dita sugli orli del cestino, questo comincerà a muoversi; ma invece di girare, porterà il lapis in sensi diversi sulla carta, in modo da formare o segni insignificanti o caratteri di scrittura.
Se uno spirito è evocato e voglia comunicare, risponderà non più con colpi battuti come nella tiptologia, ma con parole scritte.
Il movimento del canestrino non è più automatico, come nelle tavole parlanti, ma diventa intelligente.
In questa disposizione, il lapis, arrivato all’estremità della riga, non ritorna indietro per incominciarne un’altra, ma continua circolarmente, in maniera tale che la linea di scrittura forma una spirale, e che occorre alzare più volte la carta per leggere ciò che vi è scritto.
La scrittura così ottenuta non è sempre leggibile, non essendo separate le parole; ma il medium, per una specie di intuizione, la decifra facilmente.
Si può anche sostituire la lavagna ed il gesso alla carta e al lapis.
Designeremo questo canestrino con il nome di canestrino trottola.
Al canestrino si sostituisce qualche volta una scatoletta di cartone, il lapis ne forma l’asse.
Molte altre soluzioni furono immaginate per conseguire lo stesso scopo.
La più comoda è quella che noi chiameremo, canestrino col becco,
che consiste nell’adattare sul canestrino un supporto di legno inclinato, sporgente da dieci a quindici centimetri da un lato.
In un buco praticato all’estremità di questo fusto, o becco, si fa passare una matita abbastanza lunga, in maniera che la punta sia appoggiata sulla carta.
Quando il medium pone le dita sugli orli del canestrino, tutto l’apparecchio si muove ed il lapis scrive come nel caso sopraccitato, con la differenza che la scrittura è, in generale, più leggibile, le parole separate, e le righe non sono più disposte a spirale, ma come nella scrittura ordinaria.
Si ottengono così dissertazioni di molte pagine tanto rapidamente quanto nella scrittura manuale.
L’intelligenza che agisce si manifesta spesso con altri segni non equivoci.
Arrivati alla fine della pagina, il lapis fa spontaneamente un movimento per voltarla; volendo riportarsi ad un passaggio precedente, nella stessa pagina o in un’altra, essa lo cerca con la punta del lapis, come si farebbe con il dito, poi lo sottolinea.
Se poi lo spirito desidera indirizzarsi a qualcuno degli astanti, l’estremità del supporto di legno si dirige verso di lui.
Per abbreviare, egli imprime spesso le parole e no con segni d’affermazione e di negazione simili a quelli che noi facciamo con la testa: se egli vuole esprimere la collera e l’impazienza, batte colpi ripetuti con la punta del lapis e spesso la rompe.
Invece del canestrino, qualcuno si serve di una specie di piccola tavola fatta espressamente, da dodici a quindici centimetri di lunghezza, circa cinque di altezza, a tre piedi, di cui quello anteriore porta il lapis; i due altri sono arrotondati o guarniti di una pallina di avorio, onde scivolare facilmente sopra la carta.
Altri si servono semplicemente di una tavoletta di superficie variabile da quindici a venti centimetri quadrati, triangolare, oblunga od ovale; sopra uno degli orli vi è un buco obliquo per mettere la matita; collocata allo scopo di scrivere, si trova inclinata e si appoggia con uno dei suoi lati sopra la carta; il lato appoggiato sulla carta è talvolta guarnito di due rotelline per facilitare il movimento.
Si capisce, del resto, che tutte queste disposizioni nulla hanno di assoluto; la più comoda è la migliore.
Con tutti questi apparecchi conviene quasi sempre essere in due; ma non è necessario che la seconda persona sia dotata della facoltà medianica: ella serve unicamente a mantenere l’equilibrio ed a diminuire la fatica del medium.
Noi chiamiamo psicografia indiretta la scrittura così ottenuta, in opposizione alla psicografia diretta o manuale ottenuta dallo stesso medium.
Per capire quest’ultimo procedimento, conviene renderci conto di quello che si verifica in questa operazione.
Lo spirito estraneo che comunica, agisce sul medium, il quale, sotto questa influenza, dirige macchinalmente il suo braccio e la sua mano per scrivere, senz’avere (è questo almeno il caso più comune) la minima coscienza di quello che scrive; la mano agisce sul canestrino ed il canestrino sulla matita.
Così, non è il canestrino che diventa intelligente, ma è uno strumento diretto da un’intelligenza; non è in realtà che un portalapis, un’appendice della mano, un intermediario fra la mano ed il lapis; eliminando questo intermediario, e collocando il lapis nella mano, voi avrete il medesimo risultato, con un meccanismo molto più semplice, poiché il medium scrive come farebbe nelle condizioni normali; così, qualunque persona che scrive con l’aiuto d’un canestrino, tavoletta od altro oggetto, può scrivere direttamente.
Di tutti i mezzi di comunicazione, la scrittura alla mano designata da qualcuno sotto il nome di scrittura involontaria, è senza dubbio il più semplice, il più facile e il più comodo, poiché non esige preparazione e si presta come scrittura corrente agli svolgimenti più estesi.
All’inizio delle manifestazioni, quando si avevano a questo riguardo idee meno precise, molti scritti furono pubblicati con questa designazione: comunicazione d’un canestrino, d’una tavoletta, d’una tavola, ecc...
Si capisce oggi quanto queste espressioni avessero d’insufficiente e d’erroneo, senza considerare il loro carattere poco serio.
Difatti, come noi abbiamo appena visto, le tavole, le tavolette ed i canestrini non sono che strumenti senza intelligenza, quantunque momentaneamente animati da una vita fittizia, e che nulla possono comunicare per sé stessi; ciò sarebbe prendere l’effetto per la causa, lo strumento per l’agente; tanto varrebbe che un autore mettesse nel frontespizio della sua opera, che egli l’ha scritta con una penna metallica od una penna d’oca.
Questi strumenti, d’altra parte, non sono assoluti.
Conosciamo qualcuno, che invece del canestrino trottola da noi descritto, si serviva d’un imbuto, nel collo del quale egli passava la matita.
Ciò che importa conoscere, non è la natura dello strumento, ma il modo con cui si ottiene la comunicazione.
Se la comunicazione ha luogo per mezzo della scrittura, di qualunque natura sia il portamatita, noi chiameremo ciò psicografia; se per mezzo dei colpi, tiptologia.

Psicografia  meccanica:
Esaminando certi effetti che si producono nei movimenti della tavola, del canestrino o della tavoletta che scrive, non si può dubitare dell’esistenza di un’azione esercitata direttamente dagli spiriti sopra questi oggetti.
Il canestrino si agita talvolta con tanta violenza, che sfugge dalle mani del medium; qualche volta esso si dirige verso alcune persone del circolo per picchiarle; altre volte, i suoi movimenti indicano un sentimento affettuoso.
La stessa cosa ha luogo allorché il lapis è collocato nella mano; spesso viene lanciato lontano con forza, oppure la mano, come il canestrino, si agita convulsamente e picchia la tavola con collera, anche quando il medium è nella massima calma e si meraviglia di non essere padrone di sé.
Diciamo, di passaggio, che questi effetti denotano sempre la presenza di spiriti imperfetti; gli spiriti realmente superiori sono costantemente calmi, dignitosi e benevoli; se non sono convenientemente ascoltati, si ritirano, ed altri prendono il loro posto.
Lo spirito può dunque esprimere direttamente il suo pensiero, sia con il movimento di un oggetto, di cui la mano del medium è soltanto il punto d’appoggio, sia con la sua azione sulla mano stessa.
Allorché lo spirito agisce direttamente sulla mano, egli le dà un impulso completamente indipendente dalla volontà.
Essa si muove senza interruzione e malgrado la volontà del medium, finché lo spirito ha da dire qualche cosa, e si arresta quando ha terminato.
Ciò che caratterizza il fenomeno in questa circostanza, è che il medium non ha la minima coscienza di ciò che scrive, l’incoscienza assoluta, in questo caso, costituisce il carattere di quelli che si chiamano medium passivi o meccanici.
Questa facoltà è preziosa in quanto non può lasciare alcun dubbio sull’indipendenza dello scritto dal pensiero di colui che scrive.

Psicografia intuitiva:
La trasmissione del pensiero ha pure luogo per mezzo dello spirito del medium, o meglio della sua anima, poiché noi designiamo sotto questo nome lo spirito incarnato.
Lo spirito estraneo, in questo caso, non agisce sulla mano per farla scrivere; egli non la tiene e non la guida; agisce, invece, sopra l’anima con la quale egli si identifica.
L’anima, sotto questo impulso, dirige la mano, e la mano dirige la matita..
Osserviamo qui intanto una cosa importante, e cioè che lo spirito estraneo non si sostituisce affatto all’anima, poiché non potrebbe smuoverla, ma egli la domina a sua insaputa e le imprime la sua volontà. In questa circostanza, la parte dell’anima non è assolutamente passiva: essa riceve il pensiero dello spirito estraneo e lo trasmette.
In questa situazione, il medium ha la coscienza di ciò che scrive, quantunque non esprima il suo proprio pensiero; è ciò che si chiama medium intuitivo.

Psicografia semimeccanica:
Nei medium puramente meccanici il movimento della mano è indipendente dalla volontà; nel medium intuitivo il movimento è volontario e facoltativo.
Il medium semimeccanico partecipa dell’uno e dell’altro; egli sente l’impulso dato alla mano suo malgrado, ma nello stesso tempo ha la coscienza di ciò che scrive a mano a mano che si formano le parole.
Nel primo, il pensiero segue l’atto della scrittura; nel secondo, lo precede; nel terzo, lo accompagna. Questi ultimi medium sono i più numerosi.

Psicografia ispirata:
Chiunque, sia nello stato normale, sia nello stato d’estasi, riceva, per mezzo del pensiero, comunicazioni estranee alle sue idee, può essere collocato nella categoria dei medium ispirati.
Come si può comprendere, questa è una varietà della medianità intuitiva, con questa differenza, che l’intervento d’una potenza occulta vi è molto meno sensibile, poiché nell’ispirato diventa ancora più difficile il distinguere il pensiero proprio da quello che è suggerito.
Quello che caratterizza quest’ultimo è soprattutto la spontaneità.
L’ispirazione ci viene dagli spiriti che su di noi influiscono in bene o in male, ma è piuttosto il fatto di quelli che ci vogliono bene, e dei quali abbiamo troppo spesso il torto di non seguire i consigli.
Essa si applica a tutte le circostanze della vita nelle risoluzioni che dobbiamo prendere.
Sotto questo aspetto, si può dire che tutti sono medium, poiché non vi è individuo che sia privo dei suoi spiriti protettori e familiari, i quali fanno tutti i loro sforzi per suggerire buoni e utili pensieri ai loro protetti.
Se fossimo ben convinti di questa verità, avremmo più spesso ricorso all’ispirazione del nostro Angelo Custode nei momenti in cui non sappiamo che dire né che fare.
Lo si invochi dunque con fervore e fiduciosi in caso di necessità, e si resterà meravigliati delle idee che sorgeranno come per incanto, sia che si debba prendere una decisione, sia che si debba comporre qualche cosa.
Se non venisse alcuna idea, vuol dire che occorre aspettare.
La prova che l’idea che arriva è proprio estranea a noi, è che, se fosse stata nel nostro cervello, ne saremmo sempre stati padroni, e che non vi sarebbe ragione per cui essa non dovesse manifestarsi a volontà.
Colui che non è cieco, non ha che da aprire gli occhi per vedere, quando ne ha voglia; allo stesso modo, colui che ha idee proprie, le ha sempre a sua disposizione; se poi esse non gli vengono quando vorrebbe averle, è perché è obbligato ad attingerle in altra parte, che non è il suo cervello.
Si possono includere in questa categoria anche le persone che, senza essere dotate di una intelligenza straordinaria, e senza uscire dallo stato normale, hanno lampi di una lucidezza intellettuale che dà loro momentaneamente una facilità non comune di concezione e di elocuzione, e in certi casi il presentimento delle cose future.
In questi momenti, che si chiamano giustamente di ispirazione, le idee abbondano, si seguono, si incatenano, per così dire, da sé stesse e per un impulso involontario e quasi febbrile; ci sembra che una intelligenza superiore venga ad aiutarci, e che il nostro spirito si sia alleggerito d’un peso.
Gli uomini di genio in tutti i campi, artisti, sapienti, letterati, sono senza dubbio spiriti avanzati, capaci per sé stessi di comprendere e di concepire grandi cose; ora è precisamente perché ne sono giudicati capaci, che gli spiriti i quali vogliono il compimento di certi lavori, suggeriscono loro le idee necessarie, per cui, nella maggior parte dei casi, essi sono medium senza saperlo.
Hanno tuttavia una vaga intuizione di una assistenza estranea, poiché colui che fa appello all’ispirazione non fa altro che un’evocazione.
Le seguenti risposte confermano quest’asserzione.
Qual è la causa prima dell’ispirazione?
“Spirito che comunica per mezzo del pensiero”.
L’ispirazione ha per oggetto soltanto la rivelazione di grandi cose?
“No, essa ha spesso relazione con le circostanze più ordinarie della vita. Per esempio, tu vuoi andare in qualche luogo: una voce segreta ti dice di non farlo, perché vi è pericolo per te; ovvero, essa ti dice di fare una cosa alla quale tu non pensavi; e questa si chiama ispirazione. Vi sono ben poche persone che non siano state più o meno ispirate in certi momenti”.
Un autore, un pittore, un musicista, per esempio, nei momenti d’ispirazione potrebbero essere considerati dei medium?
“Sì, perché in questi momenti la loro anima è più libera, è come sciolta dalla materia; essa ricupera una parte delle sue facoltà di spirito e riceve più facilmente le comunicazioni degli altri spiriti che la ispirano”.

Psicografia e formazione del medium:
Ci occuperemo qui specialmente dei medium scriventi, perché è il genere di medianità più diffuso, ed inoltre perché il più semplice ed il più comodo; ed è anche quello che dà risultati più soddisfacenti e completi.
È il genere che tutti hanno maggior desiderio di possedere.
Per sfortuna, non vi è alcun sistema, almeno fino ad oggi, per indicare, anche per approssimazione, chi possiede questa facoltà.
I segni fisici, nei quali certe persone hanno creduto di vedere degli indizi, nulla hanno di certo.
Si trova nei fanciulli e nei vecchi, presso gli uomini e presso le donne, qualunque ne sia il temperamento, lo stato di salute, il grado di sviluppo intellettuale e morale.
L’unico mezzo per constatarne l’esistenza, è di provare.
Si può ottenere la scrittura, come abbiamo visto, per mezzo dei canestrini e delle tavolette o direttamente con la mano; quest’ultimo mezzo, essendo il più facile, e, si può dire, il solo impiegato al giorno d’oggi, è anche quello a cui invitiamo di attenersi di preferenza.
Il processo è dei più semplici; consiste nel prendere una matita e della carta e mettersi nella posizione d’una persona che scrive, senz’altra preparazione.
Ma, per riuscire, sono indispensabili molte raccomandazioni.
Come disposizione materiale, raccomandiamo di evitare tutto quello che può impedire il libero movimento della mano; è meglio che questa non si posi interamente sulla carta.
La punta del lapis deve essere appoggiata sufficientemente per scrivere, ma non tanto da provare resistenza.
Queste precauzioni diventano inutili allorché si è giunti a scrivere correntemente, poiché allora nessun ostacolo potrebbe arrestare il movimento.
Questi sono semplicemente preliminari da principianti.
È indifferente il servirsi della penna piuttosto che del lapis; certi medium preferiscono la penna, altri la matita.
Perché uno spirito possa comunicare, conviene che fra lui ed il medium vi siano dei rapporti fluidici, i quali non sempre si stabiliscono istantaneamente; è soltanto a misura che la facoltà si sviluppa che il medium acquista a poco a poco l’attitudine necessaria per entrare in relazione con il primo spirito venuto.
Può dunque accadere che lo spirito con il quale si desidera comunicare, non sia nelle condizioni propizie per farlo, malgrado la sua presenza, come può ancora accadere che egli non abbia né la possibilità né il permesso di intervenire alla chiamata che gli viene fatta.
Non vi è, per questo, alcuna formula sacramentale: chiunque pretendesse di darne una, può essere senza tema tacciato di ciarlataneria, perché per gli spiriti la forma è nulla.
Tuttavia, l’evocazione deve sempre essere fatta nel nome di Dio.
Si può fare nei termini seguenti o in qualunque altro equivalente: Prego Dio Onnipotente di permettere ad uno spirito buono di comunicare con me, e di farmi scrivere; prego anche il mio angelo custode di volermi assistere e di tenere lontani i cattivi spiriti.
Una cosa ancora più importante da osservarsi che non il modo dell’evocazione, è la calma ed il raccoglimento congiunti ad un desiderio ardente e ad una ferma volontà di riuscire.
E per volontà non intendiamo già una volontà effimera, che agisce a tratti, e che ad ogni minuto è interrotta da altre preoccupazioni; ma una volontà seria, perseverante, sostenuta, senza impazienza né desiderio febbrile.
Il raccoglimento è favorito dalla solitudine, dal silenzio e dall’allontanamento di tutto ciò che può cagionare distrazioni. Allora non rimane più che una sola cosa a fare, cioè rinnovare ogni giorno il tentativo durante dieci minuti o un quarto d’ora ogni volta, e ciò durante quindici giorni, un mese, due mesi o più, se occorre.
Noi conosciamo dei medium, che non si sono formati se non dopo sei mesi di esercizio, mentre altri scrivono correntemente sin dalla prima volta.
La fede, nel medium principiante, non è una condizione di rigore; essa asseconda gli sforzi, senza dubbio, ma non è indispensabile; la purezza d’intenzione, il desiderio e la buona volontà bastano.
Si videro persone perfettamente incredule, essere tutte stupite di scrivere loro malgrado, mentre credenti sinceri non possono arrivarvi; il che prova come questa facoltà sia inerente ad una predisposizione organica.
Il primo indizio d’una disposizione a scrivere, è una specie di fremito nel braccio e nella mano; a poco a poco, la mano è trascinata da un impulso che non può padroneggiare.
Spesso essa non traccia a tutta prima che segni insignificanti; poi i caratteri si designano sempre più nettamente e la scrittura finisce per acquistare la rapidità della scrittura corrente. In tutti i casi, bisogna abbandonare la mano al suo movimento naturale e non portarvi né resistenza, né spinta.
Certi medium scrivono correntemente e con facilità fin dal principio, qualche volta anche sin dalla prima seduta, il che è abbastanza raro; altri fanno per molto tempo delle aste e dei veri esercizi calligrafici.
Gli spiriti dicono che ciò si fa per slegare loro le mani.
Se questi esercizi si prolungassero troppo, o degenerassero in segni ridicoli, non si potrebbe più dubitare che ciò dipende da uno spirito che vuol divertirsi, poiché i buoni spiriti non fanno mai fare nulla di inutile; in questo caso, converrebbe raddoppiare di fervore per domandare l’assistenza di questi.
Se, ciò malgrado, non vi è un cambiamento, conviene cessare, dal momento che nulla di serio si ottiene.
Si può ricominciare il tentativo ogni giorno, ma è utile smettere ai primi segui equivoci, per non dare soddisfazione agli spiriti leggieri o burloni.
A queste osservazioni uno spirito aggiunge:
“Vi sono dei medium, la cui facoltà non può andare oltre a questi segni; quando, passato qualche mese, essi ottengono soltanto cose insignificanti, dei o dei no, o lettere senza seguito, è inutile persistere a volere sciupare tempo e carta senza risultato; essi sono medium, è vero, ma medium improduttivi.
Del resto, le prime comunicazioni ottenute debbono essere considerate soltanto come esercizi, che si affidano a spiriti secondari; conviene perciò attribuire loro soltanto una mediocre importanza, in ragione degli spiriti, che sono, per così dire, impiegati come maestri di scrittura, per dirozzare il medium principiante; non si deve mai credere che siano spiriti elevati quelli che fanno fare al medium questi esercizi preparatori; accade però che, se il medium non ha uno scopo serio, questi spiriti restano e si attaccano a lui.
Quasi tutti i medium passarono attraverso questa prova per svilupparsi; spetta a loro fare ciò che abbisogna per conciliarsi la simpatia degli spiriti veramente superiori”.
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