Allan Kardec
Riforma Interiore
Allan Kardec
Allan Kardec, il cui vero nome è Hippolyte Leon Denizard Rivail, è nato a Lione (Francia) il 3 ottobre 1804, all'interno di una antica famiglia Lionese, di nobili e degne tradizioni.
Figlio di Jean Baptiste Antoine Rivail, magistrato e giudice, e di Jeanne Louise Duhamel, da cui ereditò sin dall'infanzia una tradizione familiare di virtù, onore e onestà; i suoi antenati si distinsero come avvocati e magistrati grazie al loro talento, sapienza e integrità.
Rivail (Allan Kardec) lo studente:
Rivail (Allan Kardec) compì i suoi primi studi a Bourg e nel 1814 i suoi genitori lo inviarono a Yverdon, in Svizzera, sulle rive del lago Neuchàtel, nel più celebre istituto di pedagogia di tutta l'Europa, con Jean-Henri Pestalozzi come direttore, discepolo di Jean-Iacques Rousseau, rinnovò le forme pedagogiche rivoluzionarie, conosciute in tutto il mondo, infatti l'istituto di Yverdon, per la sua fama, riceveva allievi da tutto il continente europeo.
Esse fornivano al bambino buoni esempi, invece di obbligarlo a studiare stimolavano la motivazione allo studio, miravano a sviluppare lo spirito di osservazione ed esercitare la memoria e lo studio era motivo di piacere abolendo la bacchetta, il padre della pedagogia moderna praticò il metodo che fi denominato dolce severità".
In questo ambiente di accettazione e rispetto, il giovane Rivail assimilò virtù che contribuirono decisamente alla formazione del suo carattere e alle elaborazioni intellettuali e materiali, nonché la notevole logica con cui sono determinate tutte le sue opere.
Allievo studioso, corretto, assiduo, a rigore di logica divenne il miglior allievo di Pestalozzi, che sostituì in seguito dirigendo tutte le classi della sua famosa scuola di educazione e pedagogia.
Quanto all'amore per il prossimo, e al desiderio di un saggio e pratico rinnovamento sociale, il giovane Rivail aveva portato queste qualità nella sua coscienza come risultato delle immagini raccolte sempre accuratamente e giudiziosamente ordinate da lui, prima di ogni nuova esistenza terrena.
Se molti autori affermano che Rousseau fu il padre spirituale di Pestalozzi, possiamo considerare Pestalozzi il padre spirituale di Rivail.
Si diplomò nel 1818, lasciando l'istituto con un'eccellente preparazione spirituale e una notevole formazione morale.
Parlava fluentemente la lingua inglese, tedesca e olandese, oltre alla sua lingua madre, il francese, che senza dubbio sarebbero state di prezioso aiuto nella diffusione dello Spiritismo nei suoi viaggi futuri.
Rivail (Allan Kardec) professore e pedagogo:
Appena giunto nella Capitale di Francia, Denizard Rivail si mise a insegnare, approfittando delle ore libere per tradurre opere inglesi e tedesche e per preparare il suo primo libro didattico. Infatti nel 1823 ha pubblicato “Corso teorico pratico d'aritmetica”, sulla base dei principi di Pestalozzi con alcune modifiche. Questo libro costituirà la prima opera pedagogica e e la prima in assoluto tra quelle pubblicate da Rivail. Il futuro Codificatore impiegherà il suo talento e i suoi sforzi per la preparazione di quest'opera molto utile, fondata sulle idee di Pestalozzi ma contenente numerose idee originali e pratiche dell'autore stesso. L'opera è raccomandata agli istitutori e alle madri di famiglia che desiderano dare ai propri figli le prime nozioni di aritmetica; primeggia per la sua semplicità e chiarezza, qualità che sono, d'altronde il principale merito di tutte le pubblicazioni di Rivail - Kardec. Il metodo che userà sviluppa gradualmente le facoltà intellettuali dell'allievo, che non si limita più a imparare a memoria, ma penetra, per così dire, l'essenza della materia.
Oltre a questo libro, Rivail ne pubblicherà numerosi altri di stampo didattico, tutti con un piano, un progetto orientato alla riforma dell'insegnamento francese, in una vera e propria fertilità pedagogica:
Ne sottolineiamo, tra gli altri, i seguenti:
- Corso completo pratico e teorico di aritmetica (1845)
- Proposta di un piano per il miglioramento dell'istruzione pubblica (1828)
- Grammatica francese classica (1831)
- Qual è il sistema di studi più adatto ai bisogni della nostra epoca (1831)
- Memoria sulla pubblica istruzione (1831)
- Manuale d'esame per il brevetto di capacità (1846)
- Soluzioni degli esercizi e dei problemi del Trattato completo d'aritmetica (1847)
- Progetto di riforma degli esami e dei luoghi d'educazione dei giovani (1847)
- Catechismo grammaticale della lingua francese (1848)
- Dettati normali degli esami (1849)
- Dettati dei primi e secondi anni (1850)
- Grammatica normale degli esami (1849)
- Corso di calcolo (1845)
- Programma dei corsi di fisica, chimica, astronomia e fisiologia (1849).
Rivail (Allan Kardec) e l'insegnamento intuitivo:
Rivail si servì dell'insegnamento intuitivo, processo didattico preconizzato da Pestalozzi e secondo il quale si trasmette all'allievo la realizzazione, l'attualizzazione dell'idea ricorrendo a degli esercizi di intuizione sensibile (educazione dei sensi), con il passaggio naturale alle attività mentali che preludono all'intuizione intellettuale.
L'idea preesiste dall'origine nella mente del bambino e l'intuizione sensibile è soltanto la sua realizzazione concreta, unico mezzo attraverso il quale l'idea diviene comprensibile, perchè si trova come una forza modellante che viva e agisce nel bambino.
L'insegnamento intuitivo si fonda sulla sottomissione del verbalismo e dell'insegnamento libresco a favore dell'osservazione diretta, dell'esperienza, della rappresentazione grafica, ecc.…che operano sulle facoltà del bambino.
La base dell'istruzione elementare di Pestalozzi, afferma Jullien de Paris, è l’Intuizione, che egli considera come fondamento generale delle nostre conoscenze e il mezzo più adeguato per sviluppare le forze dello spirito umano in modo naturale.
Rivail (Allan Kardec) e i fenomeni medianici:
Nella metà del XIX secolo i tavoli rotanti avevano rivoluzionato l'Europa, soprattutto in Francia, attirando l'attenzione della società e della stampa.
Il professor Rivail, studiando il magnetismo, così si esprime su questi nuovi fatti:
È stato nel 1854 che ho sentito parlare per la prima volta di tavoli rotanti.
Un giorno incontrai il signor Fortier, il magnetizzatore, che conoscevo da diverso tempo e mi disse: “sapete la singolarità della proprietà dei magneti che hanno scoperto?
Sembra che non siano soltanto le persone a essere magnetizzate ma anche i tavoli, che si fanno ruotare e camminare come si vuole”, “in effetti è singolare”, dissi, ma a dire il vero non mi sembrava una cosa totalmente incredibile.
Il fluido magnetico, che è una sorta di elettricità, può agire molto bene su corpi inerti e farli muovere...
Qualche tempo dopo rividi Fortier e mi disse: “ecco cosa è ancora più straordinario: non solo si fanno ruotare i tavoli con il magnetismo, ma li si fa anche parlare: li si interroga e loro rispondono”, “questo - replicai - è un'altra questione, ci crederò quando lo vedrò e quando mi si dimostrerà che un tavolo ha un cervello per pensare, dei nervi per sentire e può diventare sonnambulo, fino ad allora permettetemi di non vederci altro che una favola...”.
La logica del mio ragionamento era questa: concepivo la possibilità di movimento data da una forza meccanica, ma ignorando la causa e la legge del fenomeno, mi pareva assurdo attribuire l'intelligenza a una cosa puramente materiale.
Ero come gli increduli dei nostri giorni che negano perché non vedono che un fatto di cui non si rendono conto.
Ero di fronte a un fatto inesplicabile, apparentemente contrario alle leggi naturali e che la mia ragione rifiutava.
Non avevo ancora visto né osservato niente: le esperienze fatte alla presenza di persone rispettabili e degne di fede mi confermarono la possibilità dell'effetto puramente materiale, ma l'idea di un tavolo parlante non era ancora entrata nel mio cervello.
L'anno successivo, eravamo all'inizio del 1855, incontrai il signor Carlotti, un amico di 25 anni, che mi trattenne per quasi un'ora parlandomi di questi fenomeni con l'entusiasmo che gli procuravano tutte le novità.
Qualche tempo dopo, verso il mese di maggio 1855, mi trovavo dalla sonnambula, la signora Roger, con il signor Fortier, il suo magnetizzatore, vi incontrai anche il signor Patier e la signora de Plainemaison che mi parlarono di questi fenomeni negli stessi termini di Carlotti, ma con un tono differente.
Il signor Patier era un uomo molto istruito dal carattere serio, freddo e calmo, il suo linguaggio posato, esente da ogni entusiasmo, mi fece molta impressione e quando mi offrì di assistere alle esperienze che avevano luogo a casa della signora de Plainemaison, in via Grange-Batelier 18, accettai con molto interesse.
Fu là che, per la prima volta, fui testimone del fenomeno delle tavole che giravano, saltavano e si muovevano, in modo assolutamente indubitabile.
Vidi anche qualche esempio imperfetto di scrittura medianica su una lavagnetta.
Non ero ancora convinto, ma si era manifestato un fatto che doveva avere una causa. Intravvidi, sotto la futilità apparente e il gioco che si faceva di questi fenomeni, qualcosa di serio e come la rivelazione di una nuova legge che mi ripromisi di approfondire. L'occasione si presentò presto.
A una delle serate dalla signora Plainemaison, feci la conoscenza della famiglia Baudin, che abitava allora in via Rochechouart.
Il signor Baudin mi offrì di assistere alle sedute settimanali che avevano luogo da loro e delle quali fui, da quel momento assiduo.
Le due medium erano la signora Baudin, che scriveva su una lavagnetta, detta toupie, descritta nel Libro dei medium.
In quelle occasioni vidi succedersi comunicazioni, risposte a domande poste e solo pensate, che evidenziavano del tutto l'intervento di un'intelligenza estranea”.
Rivail (Allan Kardec) e i primi studi sullo Spiritismo:
Presso i Baudin cominciai i primi studi seri sullo Spiritismo, più per osservazione che per rivelazione.
Compresi subito l'importanza della ricerca che stavo incominciando; intravidi in quei fenomeni la chiave del problema oscuro e controverso riguardo al passato e al futuro dell'umanità, la soluzione a ciò che avevo cercato per tutta la vita.
Si trattava, in poche parole di una rivoluzione delle idee e delle credenze e bisognava agire con circospezione, non con leggerezza ed essere positivisti, non idealisti per evitare di lasciarsi andare alle illusioni.
Uno dei primi risultati delle mie osservazioni fu che gli Spiriti, non essendo altro che le anime dei morti, non avevano né la saggezza suprema, né la scienza suprema, che le loro conoscenze avevano un limite dato dal grado di progresso e le loro opinioni avevano un valore solo a livello personale.
Questo dato, riconosciuto fin da subito, mi preservò dal pericolo di credere alla loro infallibilità e di formulare delle teorie premature.
Il solo fatto della comunicazione con gli Spiriti, qualunque cosa essi potessero dire, provava l'esistenza di un modo invisibile: era un punto essenziale, un campo immenso aperto alle nostre esplorazioni, la chiave di una moltitudine di fenomeni inspiegabili; il secondo punto, non meno importante, era di conoscere lo stato di quel mondo, i suoi muri se così possiamo dire: vidi presto che ogni Spirito, in ragione della propria posizione personale e delle proprie conoscenze, mi disvelava una fase, proprio come quando si arriva a conoscere lo stato di un paese interrogando i suoi abitanti, di ogni classe e condizione, e ognuno può insegnarci qualcosa, non potendo ognuno da solo dirci tutta la complessità del paese.
Tocca all'osservatore di mettere insieme tutti gli elementi, coordinando e controllando ogni dato.
Ho agito con gli Spiriti come avrei fatto con degli uomini, furono per me, dal più piccolo al più grande, dei mezzi per imparare e non dei rivelatori predestinati.
Rivail (Allan Kardec) e la missione:
Il 12 giugno 1856, con l'intermediazione della medium di Aline C., il professor Rivail si rivolse allo Spirito della Verità con l'intenzione di avere informazioni sulla missione che qualche Spirito gli aveva preannunciato: capo missionario della nuova dottrina.
Questo è il dialogo:
Domanda: Spirito Buono, vorrei sapere cosa pensate della missione che mi è stata assegnata da qualche Spirito: vogliatemi dire, vi prego, se questa è una prova per il mio amor proprio.
Ho, lo sapete, il più grande desiderio di contribuire alla diffusione della verità, ma dal ruolo di semplice lavoratore a quello di missionario capo, la distanza è grande e non capisco cosa possa giustificare un tale favore verso di me, preferendomi ad altri che possiedono talenti e qualità che non ho.
Risposta: ti confermo quanto ti è stato detto, ma ti chiedo maggiore discrezione se vuoi riuscire.
Saprai, col tempo, cose che ti spiegheranno quello che oggi ti sorprende.
Non dimenticare che tu puoi riuscire come fallire; in quest'ultimo caso un altro prenderà il tuo posto, perché i disegni di Dio non riposano sulla testa di un uomo. Quindi non parlare mai della tua missione, sarebbe il modo di farla fallire.
Può essere compresa solo al suo compimento e tu non hai ancora fatto niente. Se tu la porterai a compimento, gli uomini presto o tardi sapranno riconoscerla, infatti è dai frutti che si riconosce la qualità dell'albero.
Domanda: Non ho certo voglia di caricarmi di una missione alla quale credo appena io stesso. Se sono destinato a essere strumento della Provvidenza, che disponga di me, in questo caso io chiedo la vostra assistenza e quella degli Spiriti Buoni per aiutarmi e sostenermi nello scopo.
Risposta: non ti mancherà la nostra assistenza, ma sarà inutile se, da parte tua, non farai quel che è necessario.
Hai il libero arbitrio, puoi usarlo come credi, nessuno è costretto a fare qualcosa.
Domanda: quali sono le cause che potrebbero farmi fallire? le mie insufficienti capacità?
Risposta: no, ma la missione dei riformatori è piena di ostacoli e pericoli: la tua è dura, ti avverto, perché è il mondo intero che si deve cambiare.
Non credere ti basti pubblicare un libro, due, dieci e di rimanere tranquillo a casa; no, ti toccherà pagare di persona. Solleverai contro di te dei terribili odi, nemici che congiureranno contro di te; sarai in cima alle maldicenze, le calunnie, il tradimento di coloro che ti sembreranno più devoti.
Le tue istruzioni verranno snaturate e misconosciute; più di una volta soccomberai alla fatica. In poche parole, sarà una lotta costante che dovrai sostenere nonché il sacrificio del tuo riposo, della tua salute e tranquillità e anche della vita: senza la missione infatti vivresti più a lungo.
Ebbene, più d'uno si è ritirato quando al posto di un campo fiorito si è trovato a camminare su pietre aguzze, rovi e serpenti.
Per tali missioni l'intelligenza non basta.
Occorre, per piacere a Dio, umiltà, modestia e disinteresse, perché Egli abbatte gli orgogliosi, i presuntuosi e gli ambiziosi.
Per lottare contro gli uomini occorrono coraggio, perseveranza e fermezza; occorrono anche prudenza e tatto per fare le cose come si deve, non compromettendone il successo con parole o fatti intempestivi. Infine occorrono abnegazione, devozione e sacrificio.
Come vedi la tua missione è subordinata a condizioni che dipendono solo da te.
Dopo questo dialogo con lo Spirito della Verità, essendo più consapevole del suo avvenire, Rivail pregò Dio, dimostrando la sua umiltà e sottomissione totale ai disegni di Dio:“Signore! se hai posato lo sguardo su di me per il compimento dei Tuoi disegni, che sia fatta la Tua volontà! La mia vita è nelle Tue mani, disponi del tuo servo. Alla presenza di un così grave compito, riconosco la mia debolezza: la mia buona volontà non verrà meno, ma forse le mie forze mi potrebbero tradire. Supplisci alla mia inadeguatezza: donami la forza fisica e morale necessaria, sostienimi nei momenti difficili, e con il Tuo aiuto e quello dei Tuoi celesti messaggeri, mi sforzerò di rispondere alla Tua volontà”.
Il nome Allan Kardec:
Al momento della pubblicazione del Libro degli Spiriti, l'autore si pose un problema serio: come firmare l'opera?
Ancora una volta, prevalse il buon senso del professor Rivail, secondo quanto si afferma nella sua biografia:
“l'autore, dice Sausse nel libro Biografa di Allan Kardec, al momento della pubblicazione fu nell'imbarazzo di scegliere come firmare l'opera, se con il suo nome vero o con uno pseudonimo. Essendo il suo nome molto noto nel mondo scientifico in ragione delle pubblicazioni precedenti e potendo qui di portare a confusione, magari anche nuocere al successo dell'impresa, decise di adottare il nome di Allan Kardec, che gli era stato rivelato dal suo spirito guida che gli disse in una comunicazione privata: di averlo conosciuto in una vita precedente, ai tempi dei Druidi vivevano insieme in Gallia; Egli si chiamava Allan Kardec e come l'amicizia che aveva avuto per lui non aveva fatto altro che aumentare, gli promise di aiutarlo nel compito molto importante per il quale era sollecitato e che facilmente avrebbe portato a fine.
Allan Kardec e la divulgazione dello Spiritismo:
Dal 1857 al 1869 Allan Kardec si dedicò interamente allo Spiritismo, fondando ufficialmente il 18 aprile del 1857 la dottrina Spiritista.
Pieno di coraggio si lanciò corpo e anima nell'elaborazione de “Il libro degli Spiriti”, che venne alla luce il 18 aprile del 1857, con 501 domande, stampato su due colonne, una con le domande e l'altra con le risposte degli Spiriti.
La seconda edizione apparve nell'aprile del 1860, la terza nell'agosto 1860, la quarta nel febbraio 1861, ossia tre edizioni in meno di un anno.
Il 1° aprile del 1858 fondò la “Società parigina di studi spiritisti” e la Rivista Spiritista (Revue Spirite)
Nel 1859 pubblicò il libro "Che cos'è lo Spiritismo
Il 15 gennaio del 1861 pubblicò il “Libro dei Medium”.
Nel 1863 il “Vangelo secondo lo Spiritismo”
Nel 1865, il libro “Cielo e Inferno”.
Il 9 settembre 1867 pubblicò “La Genesi”.
Nel 1868 Allan Kardec si occupò della stesura del testamento spiritista: Dottrina e organizzazione, perché si rese necessaria una base solida e un’unità dottrinale positiva e organizzativa.
Tutti gli studiosi della Dottrina Spiritista, concordano nel dire, rispetto al lavoro della codificazione, che Allan Kardec non è stato un semplice compilatore, che il suo ruolo è andato ben oltre la raccolta e selezione degli elementi, dei messaggi ricevuti dal mondo spirituale.
A questo proposito:
“Sebbene Allan Kardec ripeteva costantemente che il merito dell'opera apparteneva interamente agli spiriti che gli avevano dettato, non è meno vero che Kardec compì l'enorme compito di organizzare e riordinare le domande (e che domande!) su materie semplici quanto difficili, che abbracciavano diverse branche della conoscenza umana.
La distribuzione didattica degli articoli inclusi nel testo, la redazione dei commenti sulle risposte degli Spiriti, commenti che emergono per la concisione e la chiarezza con cui furono esposti, la precisione con la quale intitolò capitoli e sottocapitoli, le spiegazioni complementari di cui è l'autore, le osservazioni e annotazioni, le parafrasi e conclusioni sempre profonde e penetranti, tutto, come la rimarchevole “introduzione”, tutto attesta la grande cultura di Kardec l'attenzione e la diligenza di cui dà prova nel laborioso lavoro che pubblicherà.
Allan Kardec fa ciò che nessuno ha ancora fatto: essere il primo a formare, attraverso i fatti osservati, un corpo dottrinario metodico e regolare, chiaro e comprensibile per tutti, ricavando dall'ammasso caotico dei messaggi dei medium i principi fondamentali con i quali elabora una nuova dottrina filosofica, di carattere scientifico e dalle conseguenze morali o religiose.
Allan Kardec post mortem:
Allan Kardec, dopo la sua morte si manifestò più volte presso alcuni gruppi Spiritisti, portando insegnamenti non più in nome dello Spiritismo, ma come Allan Kardec spirito evoluto e insegnante dando altri contributi per la crescita spirituale.
Le comunicazioni sono state raccolte in un libricino dal titolo “Le comunicazioni e gli insegnamenti di Allan Kardec post mortem”.
Qui di seguito una comunicazione:
Gli Anniversari (Parigi, 21 settembre 1869)
È tra tutti gli uomini del mondo moderno un'abitudine degna di lode senza alcun dubbio, e ciò certamente presto sarà istituita come linea di principio.
Parlo degli anniversari e dei centenari! Una data importante nella storia dell'umanità, sia per una gloriosa conquista dello spirito umano, sia per la nascita o la morte di illustri benefattori i cui nomi sono inscritti in caratteri indelebili nel grande libro dell'immortalità, una data famosa, dico, viene ogni anno a ricordare a tutti che solo chi ha lavorato per migliorare la sorte dei propri fratelli e sorelle ha diritto a tutto il rispetto e la venerazione.
Le date più cruenti si perdono nella notte dei tempi, e se a volte si rammentano ancora con orgoglio le vittorie di un grande guerriero, è con profonda commozione che ci si ricorda di chi ha cercato, con armi più pacifiche, di abbattere le barriere che separano le diverse nazionalità.
È buono, è dignitoso, ma è sufficiente?
L'umanità santifica i suoi grandi uomini; lo fa con giustizia, e le sue sentenze ascoltate dal tribunale divino sono senza appello, perché è la coscienza universale che le ha pronunciate.
Le persone, l'ammirazione, il rispetto e la simpatia commuovono il cuore, riscaldano lo spirito ed eccitano il coraggio, ma è necessario qualcosa di più; è necessario che l'emozione che si prova trovi un'eco in tutti quei grandi spiriti che sono invisibili e sono teneramente presenti all'evocazione delle loro azioni generose; è necessario che riconoscano i discepoli e gli emulatori in coloro che fanno rivivere il loro passato.
Ricordate: la memoria del cuore è il sigillo degli spiriti progressisti chiamati al battesimo della rigenerazione, ma dimostrate di comprendere la devozione dei vostri eroi preferiti, agendo come loro, in un teatro forse meno vasto, ma ugualmente meritevole, per acquisire, o far acquisire a chi vi sta intorno, i principi di libertà, solidarietà e tolleranza, che sono l'unica legislazione degli universi.
Dopo cinquecento anni, Jean Huss vive nella memoria di tutti, lui che non ha mai versato altro che il proprio sangue in difesa delle libertà che aveva proclamato.
Ma ricordiamo il principe che, allo stesso tempo, a costo di enormi sacrifici di uomini e denaro, cercò di impadronirsi dei beni dei suoi vicini?
Ricordiamo i Militari armati che facevano pagare i viaggiatori incauti?
Tuttavia, la fama si legò al guerriero, al rapinatore e al filosofo; ma il guerriero e l'assassino morirono per i posteri.
La loro memoria è racchiusa tra due pagine ingiallite delle storie del Medioevo; il pensatore, il filosofo, colui che per primo ha risvegliato l'idea del diritto e del dovere, colui che ha sostituito la schiavitù e il giogo con la speranza della libertà, vive in tutti i cuori.
Non cercava il proprio benessere e la propria gloria; cercava la felicità e la gloria dell'umanità a venire!
La gloria dei conquistatori si spegne con il fumo del sangue che hanno versato, e le lacrime che hanno versato sono dimenticate; quella dei rinnovatori cresce incessantemente, perché lo spirito umano, crescendo in sé stesso, raccoglie le foglie sparse dove si inscrivono le gesta gloriose di quei bravi uomini.
Siate come loro, amici miei; non cercate tanto la gloria quanto l'utilità; non siate tra coloro che lottano per la libertà con il desiderio di essere visti; siate tra coloro che lottano in modo nascosto, ma incessantemente, per il trionfo di tutte le verità, e sarete anche voi tra coloro la cui memoria non si estinguerà.
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