Amélie Boudet
Nata il 23 novembre del 1795 a Thiais (Senna), Amélie Boudet era unica figlia di una ricca famiglia borghese.
A trentacinque anni era una giovane donna moderna, raffinata e colta.
Si dedicò all'acquerello e alla poesia, pubblicò tre libri:
- Fabulae primaveris nel 1825,
- Le nozioni di disegno nel 1826
- Le essenzialità delle belle arti nel 1828.
Per mantenere una certa indipendenza, sebbene la sua eredità non la obbligasse a lavorare, volle insegnare per una quindicina d'anni.
Nel 1830, visse da sola con il padre Julien Boudet, notaio in pensione, in rue de Sèvres, in un edificio vicino alla scuola istituita da un certo Hippolyte Rivail.
Amélie rifiutò sempre corteggiatori "banali e superficiali", così come lei li definiva, fino al giorno in cui incontrò il professor Rivail, che trovò da subito bello e interessante.
Il matrimonio ebbe luogo il 6 febbraio 1832.
Amelie fu per suo marito ciò che ci si aspettava da una donna.
Gabriel Delanne raccontò che ella era per il professor Rivail "la donna del Vangelo".
A quel matrimonio d'amore, seguirono trentasette anni di vita coniugale esemplare: "La mia amata compagna" diceva di Amélie, "mia moglie, per lavorare con me, ha rinunciato a tutte le distrazioni del mondo a cui la posizione della sua famiglia l'aveva abituata".
Amélie: moglie, segretaria e organizzatrice:
Dotata di buona memoria, intelligente e pratica, Amélie fece da segretaria all’opera di Allan Kardec.
Montherlant affermò: "Uno scrittore non ha bisogno di una visione del mondo, ma di una buona segretaria".
Il fortunato Kardec ebbe entrambe nella persona di Amélie; instancabilmente, lo sostenne con efficienza e concretezza.
Copiava i suoi testi, leggeva le sue lettere, sottolineava i passaggi importanti, correggeva le bozze della Revue Spirite e dei libri, condivideva con il marito i rapporti con gli editori e teneva i conti.
Aveva la responsabilità di esaminare la gente che si recava a casa loro, senza preavviso.
Infine, si occupava della preparazione di conferenze nelle grandi città; viaggi laboriosi che, a partire dal 1860, divennero sempre più frequenti.
Per le faccende domestiche, Amélie fu aiutata da una piccola cameriera che, a suo dire, non era molto dotata, ma molto devota.
La vita quotidiana della coppia Rivail:
Amélie si alzava alle quattro del mattino per preparare il caffè al marito, il quale si recava immediatamente al lavoro.
Verso le dieci, gli portava le bozze della Rivista o i lavori in corso appena corretti.
Poco prima di mezzogiorno, gli serviva uno spuntino e quello era il momento in cui si rilassavano e chiacchieravano.
Dalle due in poi, iniziava la processione dei visitatori.
Amélie vigilava e non lasciava che gli ammiratori e, soprattutto, le ammiratrici facessero perdere troppo tempo al suo caro marito.
Nel suo lavoro di filtraggio, distingueva con largo anticipo tra chi fosse solo un chiacchierone e chi avesse qualcosa da dire, ed usciva dalla sua riservatezza, per licenziare con tatto e autorevolezza gli ospiti.
Se il pranzo era frugale, la cena ricompensava.
Le serate, a conclusione di giornata impegnative, erano brevi.
Il venerdì sera era dedicato ai colloqui con gli spiriti, la domenica sera ai concerti e al teatro.
Entrambi erano appassionati di musica classica e amavano le opere di Offenbach.
Finalmente, per loro arrivò un periodo di serenità: niente più problemi di soldi, niente più il noioso lavoro.
Le loro attività attuali li affascinavano sempre più; insieme riuscirono a costruire un'opera, che sapevano essere necessaria e duratura.
Il loro amore fu sempre forte.
La dipartita di Amélie:
Il 21 gennaio 1883, Amélie Boudet, vedova di Hippolyte Rivail, lasciava questa terra all’età di ottantanove anni.
Fu sepolta nel cimitero di Père Lachaise, accanto al marito.
Nell'aldilà, poté riunirsi con il suo compagno, il suo amore.
Durante una sessione di scrittura automatica, lei testimoniò: "... ho su questa terra, nella mia incarnazione, sposato H.L. Denizard Rivail e ho condiviso con lui i miei giorni terreni.
Abbiamo combattuto insieme per la nobile causa della sopravvivenza dell'anima.
Abbiamo avuto insieme questo bisogno, questa emozione da condividere, questo sentimento assoluto dell'eternità della vita, prova dell'esistenza dello spirito.
La mia unione con Hippolyte, diventato Allan Kardec, continua nell'invisibile, al di là degli spiriti e per la stessa causa".
P.s. la biografia è molto più, questa è solo una sintesi.......
Voci correlate:
- Allan Kardec
- Gabriel Delanne