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Scuola per la crescita spirituale secondo gli insegnamenti della Dottrina Spiritista di Allan Kardec
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Reincarnazione


La reincarnazione è un argomento molto importante da divulgare per una sana crescita umana, morale e spirituale.
L'idea della reincarnazione non è recente e nemmeno inventata dallo Spiritismo.
In verità, si tratta di un credo molto antico, la cui origine si perde nelle onde del tempo.
Affronteremo in questo bel riassunto, il punto di vista della reincarnazione secondo la Dottrina Spiritista di Allan Karedc.
Lo Spiritismo dà una visione logica e stringente della vita terrena e del nostro passaggio su questa terra e la reincarnazione (Libro degli Spiriti - capitoli 4 e 5) è un cardine importante per la comprensione di questi aspetti.
Secondo lo Spiritismo noi siamo delle anime “rivestite” da questo corpo materiale, di “carne”, e lo scopo della nostra presenza è la necessità di progredire e “migliorare” la nostra anima, che è l'essenza della vita (nel corso di molte riunioni medianiche le entità hanno affermato che “nascere” è come una specie di morte dell'anima, mentre la nostra morte è invece una rinascita al vero mondo, quello spirituale.

Reincarnazione: I fondamenti:
Nella risposta data a Kardec dagli Spiriti Superiori, alla domanda 171 del Libro degli Spiriti troviamo l'affermazione che, l'idea della reincarnazione è fondata nella giustizia di Dio e nella rivelazione, dal momento che tutti gli Spiriti tendono alla perfezione, Dio da loro la facoltà di disporre dei mezzi per raggiungerla e la equilibra per loro prove nella la vita corporea.
La sua giustizia, però, concede loro anche di realizzare, in nuove esistenze “ciò che non avevano potuto fare o concludere in una prima prova”. Dio non opererebbe con uguaglianza, e nemmeno in consonanza con la sua bontà, se condannasse per sempre chi, qualche volta, avesse trovato originati nel suo strumento nel quale fu assegnato, diversi dalla volontà che lo animava, gli ostacoli al proprio miglioramento, Se la fortuna dell'uomo si fissasse irrevocabilmente dopo la morte, non ci sarebbe nessuna bilancia nella quale Dio pesa le azioni di ogni creatura e non avrebbe l'imparzialità nel trattamento che dispensa a tutti.
La dottrina della reincarnazione, ciò che consiste di ammettere che lo Spirito abbia molte esistenze successive, è l'unica che corrisponde all'idea che ci formiamo della giustizia di Dio per gli uomini che si imbattono nella condizione morale inferiore, l'unica che può spiegare il futuro ed apporre la firma alle nostre speranze, poiché ci offre i mezzi per riscattare i nostri errori, per nuove prove.
La ragione ce la indica e gli Spiriti ce la insegnano.
Dio, nella sua giustizia, non può aver creato con una uguaglianza perfetta.
Attraverso la reincarnazione o la pluralità delle esistenze, quella disuguaglianza che notiamo non si rappresenta non più in opposizione alla rigorosa equità: ciò che vediamo è solo il presente e non già il passato.
A questo ragionamento serve come base qualche sistema, o qualche supposizione gratuita?
No!  
Partiamo da un fatto evidente, incontestabile: la disuguaglianza delle capacità e dell'affinamento intellettuale e morale ci accorgiamo, pertanto, che nessuna delle teorie correnti lo spiega, guarda caso, ce n'è un'altra che ne dà una spiegazione semplice e naturale.
Sarà ragionevole preferire quelle che non la spiegano o quella che le spiega?
Il principio della reincarnazione è una conseguenza necessaria della legge del progresso.
Senza la reincarnazione, in che modo si spiegherebbe la differenza che esiste tra il presente stato sociale ed i tempi della barbarie?
Se le anime sono create nello stesso tempo dei corpi, quelle che nascono oggigiorno sono tanto nuove, tanto primitive, come quelle che sono vissute mille anni fa; facciamo presente che non ci sarebbe nessuna connessione tra di esse, nessuna necessaria relazione; sarebbero completamente estranee le une alle altre.
Perché, allora, quelle di oggi dovrebbero essere migliori e più dotate da Dio che non   quelle che le hanno precedute?
Perché ce ne sono con una migliore comprensione?
Perché, altre, posseggono l'istinto molto più raffinato, costumi più gentili?
Perché alcune hanno intuizioni per certe cose, senza averle apprese?
Dubitiamo che qualcuno si possa districare da questi dilemmi a meno che non ammetta che Dio crea anime di diverse qualità in accordo con i tempi ed i luoghi: proposito inconciliabile con l'idea di una suprema giustizia.
La reincarnazione o pluralità delle esistenze che Gesù stabilì nel Vangelo* è una delle più importanti leggi svelate dallo Spiritismo, poiché dimostra la realtà e la necessità di raggiungere il progresso.
Con questa legge, l'uomo, si spiega (viene a conoscenza di) tutte le apparenti anomalie della vita umana; le differenze delle posizioni sociali; le morti premature che, senza la reincarnazione, diventerebbero inutili all'anima le brevi esistenze, la disuguaglianza delle capacità intellettive e morali realizzate dalla longevità dello Spirito che più o meno apprese e progredì e, porta con la nascita nelle sue esistenze anteriori.
 
Con la dottrina della creazione dell'anima nel momento della nascita, si viene a  imbattersi nelle creazioni privilegiate;  gli uomini sono estranei l'uno all'altro, nulla li lega ai legami della famiglia, sono puramente carnali; non sono, in alcun modo  solidali con un passato nel quale non esistevano, con la dottrina del nulla dopo la morte, ogni reazione si spegne con la vita; gli esseri umani non sono solidali nel futuro e dato che le loro relazioni  si perpetuano, sia nel mondo spirituale, sia in quello del mondo corporeo, la fratellanza ha come base, proprio le leggi della Natura; il bene è un obiettivo ed il male, conseguenze inevitabili.
 
Con la reincarnazione scompaiono i preconcetti di razza, e di casta, in quanto lo Spirito può tornare a rinascere: ricco o povero, capitalista o proletario, libero o schiavo, donna o uomo.
Se, poi, la reincarnazione si fonda in una legge della Natura, il principio della fraternità universale essa, si basa anche nella legge dell'uguaglianza dei diritti sociali e di conseguenza, nella libertà.  (Giovanni, 3.1-12 – Il dialogo tra Gesù e Nicodemo.)
Riconosciamo, pertanto, per riassumere, che solo la dottrina della pluralità delle esistenze è affine alla più rigorosa giustizia; che rappresenta, per l'uomo, l'ancora di salvezza che Dio, per misericordia, gli ha concesso.

Reincarnazione e le sue finalità:
Il fine dell'obiettivo della reincarnazione, affermata dagli Spiriti Superiori, può essere riassunto con il seguente chiarimento: L'espiazione: miglioramento progressivo dell'Umanità.
Senza di esso dove è la giustizia?
Dio impone loro (agli uomini) la reincarnazione con lo scopo di farli giungere alla perfezione.
Per alcuni è l'espiazione, per gli altri una missione.
Ma per raggiungere a questa perfezione, essi devono subire tutte le vicissitudini dell'esistenza fisica: questa è l'espiazione. L'incarnazione ha anche un altro scopo, quello di mettere lo Spirito in grado di compiere la sua parte nell'opera della creazione e lo mette in condizioni di sostenere la parte che gli compete.
Perché essa sia eseguita, in tutti i mondi si serve dello Spirito come strumento in armonia alla materia essenziale di questo mondo e da lì, compia, da quel punto di vista, gli ordini di Dio.
È così che, concorrendo nell'opera generale, esso progredisce.
L'azione degli esseri corporei è necessaria alla marcia dell'Universo.
 
Però, Dio, nella sua saggezza, vuole che in quella identica azione essi trovino un mezzo per progredire e di avvicinarsi a Lui. In questo modo, per un'ammirevole legge della Provvidenza, ogni cosa s'incatena, ed ogni cosa, della Natura è solidale.
L'incarnazione è necessaria al doppio progresso morale ed intellettuale dello Spirito: al progresso intellettuale, alla vita obbligatoria per lavoro; al progresso morale per la reciproca necessità tra gli uomini.
La vita sociale è la pietra di contatto delle buone o cattive qualità.
La bontà, la cattiveria, la dolcezza, la violenza, la benevolenza, la carità, l'egoismo, l'avarizia, l'orgoglio, l'umiltà, la sincerità, la debolezza, la lealtà, la mala fede, l'ipocrisia, in una parola, tutto ciò che rappresenta l'uomo per bene o l'uomo perverso abbia come modello, come nocciolo e come stimolo le relazioni dell'uomo con i suoi simili “Per un uomo che vivesse isolato, non ci sarebbero vizi e neanche virtù, e si preserverebbe dal male per l'isolamento, il bene di se stesso si annullerebbe”.
Il progresso negli Spiriti è il frutto del proprio lavoro, ma, dal momento che sono liberi, lavorano per il loro progresso con maggior o minore attività, con più o meno negligenza, secondo le proprie volontà, accelerando o diminuendo il progresso e, di conseguenza, la propria felicità tutti gli Spiriti che ritardano non possono lamentarsi se non di se stessi, come quelli che si portano avanti hanno il merito esclusivo del loro sforzo, ed apprezzano così la maggior felicità conquistata.
 
Di rado, il progresso intellettuale ed il progresso morale avanzano assieme, però, ciò che lo Spirito non riesce, in un certo lasso di tempo, lo conquista in un altro, in modo che i due progressi arrivino a raggiungere lo stesso livello.
Ecco, perché, molte volte, si vedono, uomini intelligenti ed istruiti, ma poco progrediti moralmente e vice versa.
 
Per lo Spirito, una sola esistenza corporea è manifestamente insufficiente, Esso deve acquisire tutto il bene che gli manca ed eliminare il male in eccesso.
Per ogni nuova esistenza, attraverso la materia lo Spirito entra con il capitale appreso in quelle precedenti, con attitudini, conoscenze intuitive, intelligenza e moralità.
Ogni esistenza è, in tal modo un passo avanti sul cammino del progresso.
È importante considerare, che lo stato corporeo è transitorio e passeggero.
 
Nello stato spirituale, soprattutto nel quale lo Spirito coglie i frutti del progresso realizzato nel lavoro dell'incarnazione; è altresì nello stato nel quale si prepara per le nuove lotte e nel quale prende le soluzioni che deve mettere in pratica nel ritorno all'Umanità la reincarnazione.
Tutti gli Spiriti tendono alla perfezione e Dio lo aiuta con i mezzi per raggiungerla, elargendo le prove della vita corporea.
La Sua giustizia, però, concede loro di realizzare, in nuove esistenze ciò che non potettero concludere in una prima prova.
 
Partendo da questa asserzione, comprendiamo che non esiste un'improvvisazione nei procedimenti che antecedono le esperienze reincarnatorie.
In realtà, esiste, una pianificazione fondata sulla logica e sulla moralità, avendo come punto di arrivo il progresso spirituale dell’essere umano, In questo senso, la scelta delle prove nel progetto (pianificazione) reincarnatorio merita delle attenzioni speciali da parte degli Spiriti progettatori.
 
Coscienti delle implicazioni di quei chiarimenti, automaticamente sono necessarie alcune analisi.
Quando è stabilito il momento della reincarnazione?
Quali sono le condizioni che determinano l’arrivo dell'ora di quell'approdo alla vita corporea?
Abbiamo la possibilità di selezionare le prove o le esperienze che vivremo nel piano fisico?
Quali criteri vengono utilizzati, per esempio quelli di scegliere i nostri genitori, i numerosi famigliari, o le città o i paesi nei quali rinasceremo?

Come sono stabilite le questioni relative, al matrimonio, ai figli ed alla professione?
La Dottrina Spiritista ci mette a disposizione chiare risposte per quelle ed altre domande: l'uomo, che non ha il concetto della propria inferiorità, aspira alla speranza consolatrice della dottrina della reincarnazione.
Se crede nella giustizia di Dio, non può contare di ritenersi sempre all’altezza ed uguale a quelli che maggiormente fecero ciò che egli ha fatto.
Però, lo sostiene e lo rianima, il coraggio dell'idea che quella inferiorità non lo diseredi eternamente dal supremo bene e che, mediante nuovi sforzi gli sarà concesso conquistarla.
Chi è che, all'inizio della propria carriera, non si lamenta di ottenere più tardi, così tanto guadagno da un'esperienza dalla quale non possa ottenere profitto?
Pero, ad osservare bene, quell'esperienza, tardiva che fosse non viene perduta; lo Spirito la utilizzerà in una nuova esistenza.
 
Quindi la nostra presenza sulla terra è dettata dal fatto che su questo pianeta si passano prove e tribolazioni che necessariamente serviranno per affinare la nostra anima, e così progredire.
E' scontato dire che, guardandoci intorno, e soprattutto in noi stessi, pochi possano però dirsi “perfetti”, soprattutto “interiormente”, nell'anima, ed altrettanto onestamente è difficile poter affermare che nel corso di una vita (per quanto intensa) una persona possa dire di avere acquisito tutte le cognizioni ed avuto tutte le esperienze, per potersi affermare “perfetto” sotto ogni aspetto e punto di vista, morale e materiale.
 
Spesso si dice “..non basta una vita...”, ed è vero, una non basta, né potrebbe, per logica, bastare.
Quante cose ci sono da imparare, quante da mettere in atto, quanti errori commettiamo, in buona o cattiva fede, quanto è difficile “vivere”, quanto è complicato affrontare i problemi, quanto è difficile scontrarci con il nostro ego, il nostro orgoglio, la nostra testardaggine, confrontarci o scontrarci con gli altri, ecc.
È difficilissimo!
 
Ed in più la vita può metterti in condizioni tali (sociali, ambientali, od altro) dove il tuo “vivere” sarà comunque limitato o circoscritto a certe realtà piuttosto che altre; come faccio ad imparare ad essere “conciliante” se nascerò in ambienti che non lo sono?
 
Come farò a potermi confrontare con altre realtà se non ho la possibilità “fisica” di conoscerle?
Sarebbe quindi profondamente ingiusto vincolare ad una sola vita, magari “monca”, il nostro progresso!
Che Dio sarebbe un Dio che non mi dà la possibilità fisica (pensate ad un handicap), materiale (pensate a famiglie poverissime), mentale (crescere in ambienti fanatici, religiosi e non), per poter evolvere, soprattutto se la vita si limitasse ad una sola!
Pensate ad un bambino che debba morire in tenerissima età e che non ha potuto neanche commettere alcun genere di errore.
 
Ecco quindi che Dio, di cui siamo tutti figli, e che è davvero un “buon padre”, lascia la porta aperta a tutti e fa della pluralità delle esistenze una delle chiavi di volta della vita e dell'universo; ecco quindi che questo concetto, la reincarnazione, ristabilisce gli equilibri (certo, in tempi non brevissimi), così che tutti potranno confrontarsi con le prove necessarie per evolvere, e soprattutto coloro che hanno sbagliato non saranno “puniti” con pene detentive “eterne” (magari in grandi in caverne riscaldate), ma sarà data loro la possibilità di “ricuperare” ai danni fatti a terzi, e soprattutto di ricuperare ai danni inflitti alla propria anima.
Dio “buon padre” non ha chiuso la porta in faccia a nessuno e tutti, rapidamente o meno, avanzeranno sulla lunga strada del progresso continuo.
 
La bellezza del concetto della reincarnazione, almeno secondo la visione Spiritista, è che nessuno, sottolineo nessuno, è “perso”; tutti hanno la possibilità di evolvere in egual misura, ed anche coloro che, in un determinato momento del loro avanzare, “restano indietro”, non vengono abbandonati, ma viene data loro, sempre, la possibilità di ricuperare, e prima o poi lo faranno.
 
La reincarnazione ha lo scopo di fare avanzare gli esseri umani, e quindi l'intera umanità, tramite prove ed il conseguente miglioramento, fa prendere coscienza che ognuno di noi è il solo artefice del proprio destino e del proprio miglioramento, e quindi della propria “salvezza”, che non necessita più di specifiche autorità istituzionali o di specifici orpelli.
È quindi legata a doppio filo con il “libero arbitrio” e la legge di "causa effetto" karma.
Un altro aspetto fondamentale, legato alla reincarnazione è l'oblio del passato.
 
Il fatto che noi si sia su questa terra per evolvere, il fatto che (è evidente agli occhi di tutti) il “livello” dell'umanità non si possa sicuramente definire “eccelso” (escluse le solite eccezioni), il fatto che ognuno di noi (che lo si ammetta o meno) ha difetti più o meno grandi, deve/dovrebbe farci meditare su ciò che possiamo essere stati in un'incarnazione precedente.
Essendo però in una logica di “continuo progresso” è sensato pensare che, oggi, noi si sia meglio di ieri (di poco o di tanto), ma se dovessimo definire il nostro attuale “essere”, come lo definiremmo?
 
Potremmo dirci “santi”?
Potremmo definirci persone completamente votate all'aiuto del prossimo?
Disinteressate?
Senza interessi materiali?
Personalmente direi di no!
 
Quindi se la reincarnazione ci permette di evolvere, l'oblio del passato ci permette, grazie al libero arbitrio, di operare le scelte più opportune e disinteressate nell'ambito delle nostre azioni e, soprattutto di esserne i soli responsabili.
Il nostro progresso sulla terra (parlo di progresso spirituale) è dettato dalle scelte che noi facciamo e dimenticando il nostro passato diventiamo i soli artefici del nostro miglioramento e quindi del nostro avanzamento.
 
Spesso (ed è umano) c'è il desiderio di sapere cosa si è stati in un'altra vita, ma la risposta è sovente sotto i nostri occhi, anche se spesso non la si vuole vedere; le nostre inclinazioni morali, i nostri difetti, i nostri interessi, spesso ci danno un'indicazione di ciò che possiamo essere stati (ovviamente non la persona), anche se si dimentica spesso che l'anima, fra un'incarnazione ed un'altra, continua il suo apprendimento e quindi continua a progredire.
 
Purtroppo quasi sempre, il nostro ego ci impedisce di voler vedere, o perlomeno intuire, la realtà, ma, a ben ragionare, dopo tutto, sulla terra ci sono stati più santi o persone “normali”, più “illuminati” o popolino?
Anche solo facendo un semplice calcolo statistico, è probabile che la stragrande maggioranza delle persone sia stata un emerito “Signor Mario Rossi” piuttosto che un re, uno scriba, un grande guru o un capo indiano; e dopotutto, chi farebbe piacere di sapere che è stato un boia, piuttosto che un inquisitore o un omicida, o peggio ancora.
 
Ma anche senza cercare esempi così estremi, chi avrebbe piacere di sapere che è stato un avido contabile, pur non avendo ucciso nessuno, oppure un vigliacco che ha girato la testa o si è tappato le orecchie quando doveva aiutare qualcuno, od altro ancora.
L'elenco potrebbe essere enorme, un lungo elenco di piccole e grandi nefandezze.
 
Pertanto, vi chiedo se riuscireste ad agire correttamente sapendo che, con molta probabilità, ognuno di noi è stato questo in una vita precedente, se riuscireste ad agire correttamente sapendo che la persona alla quale siete vicino vi ha fatto un torto, piccolo o grande, oppure sapendo che siete voi ad averglielo fatto.
 
Nella stragrande maggioranza dei casi il nostro comportamento risentirebbe di sentimenti poco nobili che non sarebbero così diversi da quelli del passato, dimenticando quindi due aspetti fondamentali dell'avanzamento dell'anima, il perdono e la carità (uno dei motti dello Spiritismo è: “Fuori della carità non vi è salvezza”, che sono le vie principali del progresso dell'anima.
 
Ecco perché l'oblio del passato è importante, perché così non vi è interferenza con il libero arbitrio, che ci permette, per il tramite delle nostre scelte, di avanzare sulla via del progresso dell'anima.
Inoltre, per vostra curiosità, nel corso di riunioni medianiche, è stato riferito che le entità che danno comunicazioni sulle loro vite passate, o sulle vite passate di alcune persone, parlano spesso di quella che è stata la migliore esperienza di vita sulla Terra, perché hanno vergogna di ciò che sono stati in vite poco nobili.
 
E quindi comunicano magari dei riferimenti della penultima o terz'ultima vita, piuttosto che altre più recenti e meno gradevoli.
E questo non per vigliaccheria, ma perché hanno “capito” e hanno profonda vergogna di ciò che possono essere stati e di ciò che possono aver commesso, e, soprattutto, del dolore che possono aver causato ad altri.
 
Un altro aspetto legato alla reincarnazione, è che questa ci mostra che ciò che lasciamo “indietro” lo ritroveremo di nuovo (purtroppo sovente con gli interessi!); il “ritornare” su questa terra, seppure nella “dimenticanza” dello specifico passato, ci lascia però con le nostre “inclinazioni” caratteriali ed intime acquisite nelle vite precedenti, ed a queste si aggiungono nuove prove che abbiamo chiesto (il più delle volte) per evolverci più in fretta.
 
La missione sarà quindi di cercare di cancellare il più possibile (per ognuno in modo diverso) alcuni di quelli che appaiono come i nostri “difetti”, così da superarli e non doverci più confrontare con essi nelle vite successive; tutto ciò sarà però reso ancora più difficoltoso dal fatto che il nostro lavoro di “correzione e progresso” andrà fatto in concomitanza con quello di altri nostri fratelli (parenti, amici, compagni) e spesso le difficoltà nasceranno proprio dalla “inter-relazione” fra tutti i componenti questo nucleo di anime i cui rapporti si intrecciano e si allacciano, magari da molteplici vite.
 
Il ritrovare il nostro passato non è però soltanto legato all'aspetto “spirituale”, ma si riflette, a ben pensarci, anche su aspetti molto più “materiali” della nostra vita e della Terra in generale; infatti, se pensiamo ai danni che, volontariamente o per indifferenza o inerzia, lasciamo dietro di noi (pensate ad esempio ai rifiuti, agli sprechi), questi, così come i nostri difetti, saranno lì ad aspettarci per la prossima vita.
 
Proprio perché dovremo sovente ritornare su questa terra sarebbe quindi più opportuno cercare di lasciare un mondo migliore, sotto tutti gli aspetti, anche perché potrebbe sicuramente essere più facile poterci migliorare.
 
Pertanto concludo dicendo che la reincarnazione rende evidente l'immortalità dell'anima (e già solo con questo l'uomo può finalmente dare un senso al suo passaggio sulla Terra), ma è lo Spiritismo che dona alla reincarnazione uno scopo chiaro e preciso e la inserisce in un contesto più ampio legato alla nostra vita, al perché del nostro apparire sulla Terra ed alle aspettative sulla nostra vita futura e sull'esistenza di Dio.
 
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